Riapro questo post per discutere con voi (chi ne ha voglia, naturalmente) di questa tecnica che ho scoperto su un portale (?) “the fresh loaf.com (visitatelo, appassionati della panificazione, non ve ne staccherete più) definita “stretch and fold”. Praticamente l’impasto, dopo un ‘autolisi e successiva aggiunta di sale, subisce ad intervalli di 30 minuti, per 3 volte, circa 25-30 stiramenti e pieghe, cioè l’impasto viene sbattuto sul piano e piegato, risbattuto e ripiegato per circa 30 volte. Mi direte: embè?
Vi riporto le sensazioni che provo quando uso questa tecnica:
1) Fisica: è una vera goduria “schiaffeggiare “ l’impasto. Ricordate quei salsicciotti antistress che si stritolano tra le mani con funzione rilassante? Ebbene la stessa sensazione col vantaggio di produrre un ottimo pane.
2) L’impasto che ne deriva risulta liscio, morbido e dotato d una facile lavorazione. L’impasto reagisce bene alla pressione delle dita: insomma tutto quello che normalmente si ottiene con impastatrici professionali (oddio anche con le nostre Ken, ma col rischio di surriscaldare troppo l’impasto.
Non riporto nessuna ricetta perché penso sia una tecnica da utilizzare su diversi tipi di pane . L’unico accorgimento è di lasciar riposare l’impasto in frigo per circa 20 ore dopo l’ultimo step di strech and fold
Quindi tirare fuori dal frigo porre su un piano infarinato preformare e dopo un’ora a t° ambiente (dipende dall’ambiente) formare come più piace e porre al caldo fino al raddoppio. Infornare con vapore per 10 minuti a 240°C e continuare la cottura a 220°C. Gli ultimi 10 minuti a sportello aperto.
Vi posto qualche foto non solo del pane ma anche dell’impasto.
A presto
Salvatore Kosta


