Vissani a prezzo speciale...

Voi ne sapete qualcosa? A me pare interessante assai. E' una nota che mi ha inviato un mio amico su fb, ve la faccio leggere che ne vale la pena. .)
Io che non sono una gran mangiona come quantita' ma mi piacciono gli assaggi, sono tentata e lo ringrazio della notizia, Di cui non sapevo nulla.
Sabato sono andato a pranzo dal grande Vissani.
Il locale all’interno è superbo ma non si può definire lussuoso. Niente sale faraoniche, ostentate (stile Palazzo Grazioli per interderci), né caricate o pacchiane (stile Versace o Billionaire), ma raffinate, eleganti,pregevoli, piacevolmente aristocratiche (stile barca a vela Ikarus per capirci).
Non c’ero mai stato fin’ora, il prezzo mi teneva alla larga: due miei amici avevano pagato 350 euro in due. Poi ecco che il democratico Maestro lancia una bella iniziativa: il tavolo sociale. Costo 30 euro tutto compreso. Disponibili 16 posti ogni sabato a pranzo per chi prenota con largo anticipo. Non mi lascio sfuggire la ghiotta occasione e chiamo 20 giorni prima: accettata e vai!
Vengo accolto da uno stuolo di persone che non posso certo definire “camerieri”e non somigliano neanche a degli affettati maggiordomi inglesi, piuttosto mi ricordano i funzionari alla vendita di Gabetti o di Toscano. Ben vestiti di scuro, camicia bianca cravatta scura ma non nera. Non servono i piatti, li porgono, c’è una bella differenza.
Poi apriamo il menù, santo cielo che emozione. Questi i piatti che assaggiamo.
Filetti di sogliola tostati alla farina di noci, caramella di cannella e nocino.
Bocconcini di vitella alle fave di Tonka, soufflé di prosciutto affumicato.
Gratin di pera con doppia panna e more sauvage.
Acqua di nepi, pane casareccio.
Il bicchiere: Caucino Oppida Aminea Campania.
Ho scritto assaggiamo, non mangiamo: 20 grammi di sogliola, tre pezzettini di carne, una caramella della grandezza di una valda, due dita di vino.
Alla fine del pranzo si materializza il Maestro. Nonostante la fame, converso amabilmente con lui e intanto mi domando perché non sono andato a mangiare i funghi porcini del mio amico Fosco, i Pici di Celle e la carne saporita del Savini. Poi si parla dei piatti tipici regionali e io mi lascio sfuggire “sa Maestro io vado spesso a Trevinano da un oste che si chiama Gianfranco come Lei ma pago al massimo 16 euro e mangio benissimo in abbondanza fino a farmi male”. In sala cala un silenzio sgomento. Una ragazza elegantissima, con il nasino rifatto alla francese esclama “Aho’ dammi l’indirizzo che ci vado subito”. Una risata del Divino scioglie la tensione. La classe non è acqua.
Agostino de Lieto Vollaro
Io che non sono una gran mangiona come quantita' ma mi piacciono gli assaggi, sono tentata e lo ringrazio della notizia, Di cui non sapevo nulla.

Sabato sono andato a pranzo dal grande Vissani.
Il locale all’interno è superbo ma non si può definire lussuoso. Niente sale faraoniche, ostentate (stile Palazzo Grazioli per interderci), né caricate o pacchiane (stile Versace o Billionaire), ma raffinate, eleganti,pregevoli, piacevolmente aristocratiche (stile barca a vela Ikarus per capirci).
Non c’ero mai stato fin’ora, il prezzo mi teneva alla larga: due miei amici avevano pagato 350 euro in due. Poi ecco che il democratico Maestro lancia una bella iniziativa: il tavolo sociale. Costo 30 euro tutto compreso. Disponibili 16 posti ogni sabato a pranzo per chi prenota con largo anticipo. Non mi lascio sfuggire la ghiotta occasione e chiamo 20 giorni prima: accettata e vai!
Vengo accolto da uno stuolo di persone che non posso certo definire “camerieri”e non somigliano neanche a degli affettati maggiordomi inglesi, piuttosto mi ricordano i funzionari alla vendita di Gabetti o di Toscano. Ben vestiti di scuro, camicia bianca cravatta scura ma non nera. Non servono i piatti, li porgono, c’è una bella differenza.
Poi apriamo il menù, santo cielo che emozione. Questi i piatti che assaggiamo.
Filetti di sogliola tostati alla farina di noci, caramella di cannella e nocino.
Bocconcini di vitella alle fave di Tonka, soufflé di prosciutto affumicato.
Gratin di pera con doppia panna e more sauvage.
Acqua di nepi, pane casareccio.
Il bicchiere: Caucino Oppida Aminea Campania.
Ho scritto assaggiamo, non mangiamo: 20 grammi di sogliola, tre pezzettini di carne, una caramella della grandezza di una valda, due dita di vino.
Alla fine del pranzo si materializza il Maestro. Nonostante la fame, converso amabilmente con lui e intanto mi domando perché non sono andato a mangiare i funghi porcini del mio amico Fosco, i Pici di Celle e la carne saporita del Savini. Poi si parla dei piatti tipici regionali e io mi lascio sfuggire “sa Maestro io vado spesso a Trevinano da un oste che si chiama Gianfranco come Lei ma pago al massimo 16 euro e mangio benissimo in abbondanza fino a farmi male”. In sala cala un silenzio sgomento. Una ragazza elegantissima, con il nasino rifatto alla francese esclama “Aho’ dammi l’indirizzo che ci vado subito”. Una risata del Divino scioglie la tensione. La classe non è acqua.
Agostino de Lieto Vollaro