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 Cerchi un secondo lavoro da fare comodamente a casa tua?
 
 Il ripieno dei tortellini è cosa assai delicata da 
      trattare, specie nel senso abituale che diamo alle ricette (= indicazione 
      relativa agli ingredienti, alle dosi, alla preparazione di una pietanza, 
      di una bevanda, di un dolce, o anche di qualsiasi altro composto o 
      miscela. Cfr. Devoto Oli). Come ricorderete, il problema analogo del 
      ragù alla bolognese è in qualche modo risolto da una specie di 
      ufficialità, quella del deposito presso la locale Camera di Commercio di 
      una "ricetta" dianzi definita, che ci aiuta dandoci delle dosi 
      "medie/mediane", valide per dare la possibilità di prepararlo anche a chi 
      non ha una tradizione familiare che aiuti nella composizione di quei 
      gesti, di quelle abitudini, di quei piatti che sembrano solo in apparenza 
      cosi' misteriosi e difficili.
 Non avendo (e per fortuna dico io) una 
      ricetta media/mediana presso la Camera di Commercio, provero' io a dire la 
      mia.
 
 In realtà sapete che vi sono tra i partecipanti di questo 
      esimio consesso molte più qualificate persone che potrebbero con maggiore 
      maestria di me parlare a questo proposito; ma è naturale che nessun 
      bolognese, anzi, nessunA bolognese sana di mente voglia mettere a 
      repentaglio la propria ricetta dei tortellini, sottoponendola 
      all'inevitabile fuoco di fila di critiche che ne salterebbe fuori.
 Ah, 
      dicevate che già cominciano a fumarvi? Beh... conosco i miei polli, e 
      l'unica maniera di sopravvivere è quella di prendervi per la gola 
      facendovi venire fame...
 Chi è interessato sparecchi la tavola, chi già 
      conosce puo' affilare la tastiera per le critiche: tanto io sono sardo, 
      quindi potete dirmene tranquillamente di tutti i colori.
 
 LA 
      TEORIA
 La teoria, se vogliamo aiutare ad approfondire la questione, 
      dice innanzitutto che i tortellini di cui parlo sono quelli "bolognesi", 
      quindi le rezdore di là dal Samoggia, e di qua dal Panaro (grosso modo i 
      confini est/ovest della cucina di riferimento di cui tratto) sono 
      caldamente invitate a contribuire dandoci le altre versioni di 
      tortellini/cappelletti/minestra in brodo della "grande" festa, e quindi il 
      Natale in primis.
 
 Naturalmente il cuore del problema sta nel cuore 
      del tortellino, ed è il suo impasto, cosa dire a questoproposito? Una 
      prima indicazione di massima la possiamo chiamare "La composizione dei 
      quattro quarti":
 
 un quarto di vitello (fesa di),
 un quarto di 
      maiale (lombo di),
 un quarto di avicolo (pollo preferibilmente),
 un 
      quarto di salumi (prosciutto E mortadella),
 
 Inoltre: parmigiano 
      grattugiato (pari almeno ad un quarto/un terzo in peso dei componenti 
      predetti) e uova q.b., più l'indispensabile noce moscata.
 
 Si 
      rosolano nel burro i pezzi di carne tagliata a cubettoni, indi la si passa 
      nel tritacarne manuale assieme al salume. Si raduna il composto, gli si 
      agiunge il parmigiano e le uova necessarie a darvi una consistenza soda e 
      non bagnata, dal sapore intensissimo, adatta a staccarvi i piccolissimi 
      pezzi che saranno depositati sulal sfoglia.
 
 LA 
      PRATICA
 Una lunga seduta con zie e parentame sparso (quello di 
      queste zone, non le zie sarde, ovviamente) mi ha consentito di estorcere 
      una versione casalinga, una di quelle tramandate mai su carta, ma solo 
      nelle partecipazioni serali del sabato intorno al tagliere:
 
 1/2 
      petto di pollo
 3 fettine di lombo di maiale
 3 fettine di 
      vitello
 150 gr. di mortadella
 100 gr. di prosciutto
 150 gr. di 
      formaggio
 4 uova
 1/2 noce moscata grattugiata
 
 La preparazione 
      della carne procede come sopra nel burro spumeggiante (non una cottura 
      avanzata), e con una presa di sale. Tritacarne, impasto a mano di tutti 
      gli ingredienti, e predisposizione della sfoglia. La dose qui indicata 
      dovrebbe corrispondere a 6 generosi piatti di tortellini asciutti (quindi 
      almeno 8 porzioni in brodo, con bis per chi desidera).
 
 LA 
      BISNONNA
 Matilde ha avuto la fortuna di conoscere fino ai tre anni 
      una bisnonna, che nella sua vita aveva gestito un ristorante, e quindi 
      depositaria di molte ricette tradizionali. La sua versione del ripieno era 
      la seguente (ed è attualmente quella che uso io):
 
 300 gr lombo di 
      maiale,
 300 gr. di vitello,
 200 gr. di mortadella,
 100 gr. di 
      prosciutto crudo,
 3 uova (noncicredo),
 300 gr di 
      parmigiano,
 pepe/sale/noce moscata q.b.
 
 Preparazione come sopra, 
      anche se imho è meglio tenere uno o due uova di riserva per legare come si 
      deve il composto. Notate che qui manca il pollo (la bisnonna si rifiutava 
      di mettere carne cosi' povera e cosi' insapore).
 
 LA MUSICA
 E posso immaginare che a questo punto cominci a mancarvi l'aria, e 
      stiate pensando "ma chi me lo fa fare? McDonald è aperto anche a 
      natale..." Gli è che manca una colonna sonora: quando mai si affronta 
      un'impresa di cucina senza colonna sonora che ci accompagni?
 Ci vuole 
      una colonna sonora. Ci vuole un ritmo, una melodia che accompagni il 
      grattugiare della noce moscata, che dia un senso a questa accozzaglia di 
      storia di famiglia che vuole diventare un post.
 
 
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      Ci vuole una musica che accompagni i gesti: la manovella 
      del tritacarne, le dita che affondano nel ripieno per amalgamarlo, il 
      piegarsi della pasta che diventerà sfoglia.Qualcosa che trasformi un 
      orribile insieme di istruzioni in un tortellino, senza che sia un compito 
      di maturità...
 
 We don't need no education
 We dont need no 
      thought control
 No dark sarcasm in the classroom
 Teachers leave them 
      kids alone
 Hey! Teachers! Leave them kids alone!
 All in all it's 
      just another brick in the wall.
 All in all yoùre just another brick in 
      the wall
 
 LA PREPARAZIONE
 Un problema di base nel 
      riempire la sfoglia è ovvio: QUANTA ne devo preparare? Il dubbio arrovella 
      la mente, mentre gli effluvi del ripieno si sentono per la cucina, e le 
      dita di molti corrono per assaggiare...
 Io ho solo una soluzione 
      approssimativa ed empirica: in peso il ripieno e la sfoglia si 
      equivalgono. Ogni 100 gr di sfoglia ci andranno quindi circa 100 gr. di 
      ripieno.
 
 Naturalmente il problema è quasi inesistente: si prepara 
      appositamente più sfoglia, che in caso finisce sempre a tagliatella o a 
      comporre ottimi stricchetti (farfalle) fatte a mano.
 
 La 
      SFOGLIA
 La sfoglia ha una composizione classica: un uovo per 100 gr 
      di farina. Il sale da queste parti non si è mai visto, ma tante riviste di 
      cucina lo indicano tra gli ingredienti, oibo'...
 Per facilitare la 
      lavorazione si puo' utilizzare una frazione di semola di grano duro, fino 
      alla metà in peso, che contribuirà ad alleviare la fatica dello stendere 
      la sfoglia.
 Già, perchè dopo avere preparato l'impasto, viene il vero 
      esame di laurea del(la) cuoco/a: la sfoglia /tirata" con il mattarello, 
      finissima, senza buchi, senza ingrossamenti, in una forma tendenzialmente 
      ovale, larga nel diametro inferiore un po' meno del mattarello che state 
      usando.
 
 Ovvio: questo sarebbe il massimo, ma onestamente è alla 
      portata di pochi, pochissimi, praticamente degli eletti; noi umani non 
      avremo mai la fortuna di arrivare a questi livelli. Vale pero' la pena 
      ricordare che se l'impasto della sfoglia ha la consistenza giusta, essa si 
      stenderà usando solo un velo di farina sul tagliere, perchè non si 
      attaccherà al mattarello o al ripiano, pur senza essere troppo duro da 
      schiacciare.
 
 Noi nascostamente apriamo il pensile e andiamo nel 
      ripiano più alto, per recuperare la macchina imperia, che farà il suo 
      bravo servizio senza sfigurare. Si intende che con la macchina tiriamo la 
      sfoglia sino all'ultima tacca per appogiarla con cura sul tagliere per 
      comporre la fase cruciale.
 
 Ottenuta quindi la striscia di sfoglia, 
      andiamo a tagliarla in quattro parti longitudinalmente, poi 
      trasversalmente faremo i tagli che definiranno i quadretti dei nostri 
      tortellini. Ah, dite che la divisione della striscia in quattro disegna 
      dei quadretti TROPPO piccoli?
 Mi spiace, su questo non si puo' 
      transigere. O se preferite, parafrasando le frasi celebri dei film 
      "questo è il tortellino bellezza, ti piaccia o non ti 
      piaccia".
 La macchina per la pasta casalinga ha una larghezza di 
      poco superiore ai 14 cm. Se tagliassimo a metà la striscia otterremmo 
      degli involti di tortellini troppo grandi. Anzi, è la misura perfetta per 
      i cosiddetti "tortelloni" che sono ripieni di ricotta e spinaci, 
      tutt'altro piatto.
 Qui si parla di tortellini, e il quadretto da 
      piegare non puo' certo superare i 4 cm di lato. Non abbiate timore per le 
      difficoltà della chiusura, esse non hanno nulla a che fare con la 
      larghezza delle dita: mio padre li richiude tranquillamente pur non avendo 
      certo le dita affusolate di un bambino o di un suonatore di flauto.
 Si 
      tratta di abitudine e ripetizione del gesto, quel gesto che viene poco 
      alla volta, con la pazienza di tutte le cose nuove da imparare.
 Ora 
      avete i vostri quadretti, su cui depositerete con la mano (il gesto "a tre 
      dita") o con il dorso di un cucchiaino, una piccola pallina di ripieno. 
      Anche qui l'esperienza e l'apprendimento vi aiuteranno a definire la 
      giusta misura. E siete pronti per l'ultimo passo: la chiusura.
 La 
      chiusura non è certo facile da descrivere. Quasi quasi vale la pena 
      suggerire a chi possiede un minimo di spazio web di proporre un trenta 
      secondi di filmato con le mani in primo piano.
 Sostanzialmente bisogna 
      innanzitutto ripiegare a triangolo il quadretto, per poi prendere tra le 
      dita delle mani gli angoli della diagonale che forma la base. Questi due 
      angoli vanno ripiegati all'indietro (dal lato opposto al vertice del 
      triangolo) mentre la punta del triangolo grazie a questo movimento andrà a 
      formare una piega che servirà a trattenere il ripieno. Continuate a 
      ripiegare i due angoli della base sino a sovrapporli, e poi con due dita 
      schiacciate lievemente per saldarli. QUESTO è il vostro tortellino.
 Ah, 
      dite che è venuto orribile e che non assomiglia minimamente a cio' che 
      avete sempre mangiato come un tortellino? Non perdetevi d'animo: 
      innanzitutto esprimete tutte le giaculatorie che conoscete verso 
      l'estensore di queste note, e nel contempo afferrate il tortellino e con 
      elegante gesto portatelo alla vostra bocca. SE avete seguito tutte le 
      istruzioni sin qui date, il tortellino è già buonissimo cosi', crudo.
 
 Seguendo le note procedure informatiche, ricominciate dal passo 
      "ripiegare a triangolo i quadretto" e ripetere il movimento. La procedura 
      ricorsiva si arresta quando la forma ottenuta comincia ad assomigliare 
      vagamente ad un vero tortellino, ovvero quando ne avete mangiati troppo e 
      un lieve senso di nausea da tortellino crudo vi pervade...
 
 Siete 
      giunti quindi al punto di cominciare a disporli ordinatamente sui vostri 
      vassoi di cartone, che non dovrebbero nemmeno avere bisogno di una 
      spolverata di farina per evitare che si attacchino.
 
 La loro 
      destinazione, come noto, è il brodo (MAI, in ogni caso, lessarli in 
      acqua), ma se avete voluto esagerare nelle quantità e/o nell'anticipo di 
      preparizione, i vassoi possono tranquillamente venire congelati, uno ad 
      uno. Dopo un'oretta nel ripiano del congelatore li raccoglierete in 
      sacchetti, pronti all'uso e agli "oooohhhh" di meraviglia dei vostri 
      ospiti.
 
 L'AMORALE della favola
 Dite che tutto cio' è 
      stato eccessivamente prolisso, che vi ha fatto passare la voglia di farli? 
      La storia del tortellino non vin interessa? Le diatribe territoriali vi 
      annoiano? Nessun problema: potete sempre alzare il volume del cd e 
      ascoltare il coro dei bambini impertinenti...
 
 We don't need no 
      education
 We dont need no thought control
 No dark sarcasm in the 
      classroom
 Teachers leave them kids alone HEY! TEACHERS! LEAVE THEM KIDS 
      ALONE!
 ALL IN ALL IT'S JUST ANOTHER BRICK IN THE WALL.
 ALL IN ALL 
      YOÙRE JUST ANOTHER BRICK IN THE 
  WALL.
 
 
 
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